Prof. Maurizio Del Bue
osteoartrosi nel cane problemi e trattamento

Artrosi nel cane e stress ossidativo: le soluzioni possibili.

Contents

In un precedente articolo abbiamo visto come, macroscopicamente, le articolazioni possono andare incontro a osteoartrosi per cause diverse.

In questo scritto cercheremo di mettere in luce e far comprendere come, microscopicamente, i processi degenerativi all’interno dell’articolazione portano all’erosione della cartilagine articolare e al dolore.
Infine, cercheremo di valutare quali possibili soluzioni sono praticabili.

Osteoartrosi nel cane

L’osteoartrosi (OA) è una malattia articolare degenerativa,

risultato di eventi meccanici e biologici che alterano il fisiologico equilibrio tra degradazione e sintesi dei condrociti, della matrice extracellulare e dell’osso subcondrale (Kuettner et al, 1995).

Traduco…

Mentre un tempo si pensava che l’osteoartrosi (OA) fosse un processo degenerativo che coinvolgeva la sola cartilagine articolare, oggi si è compreso che essa è un evento ben più complesso, che interessa tutte le componenti articolari.

E’ stata ben definita come una “congiura di molti fattori“, che portano ad un lento e progressivo rimodellamento della cartilagine e dell’osso subcondrale.

Oggi, inoltre, si è capito che non si tratta solamente di un processo degenerativo a carico delle strutture scheletriche, bensì, soprattutto, un fenomeno flogistico (infiammatorio) in grado di innescare e perpetuare le modificazioni metaboliche all’interno dell’articolazione.

Molte le componenti biologiche coinvolte:

  • citochine,
  • interleuchine,
  • fattori di crescita,
  • radicali liberi,
  • prostaglandine,
  • metaboliti dell’acido arachidonico,
  • neuropeptidi,
  • enzimi litici,
  • molti altri fattori,

che hanno potenzialità condrolitiche (cioè di erosione della cartilagine) ed algogene (cioè di provocare dolore).

Eziologia dell’osteoartrosi: da cosa è causata veramente l’OA nel cane?

Quasi sempre l’artrosi è sostenuta non da una singola causa, ma da una serie di fattori che possiamo sintetizzare in:

  • fattori predisponenti: genetici e di razza,
  • fattori scatenanti: patologie, traumi,
  • fattori aggravanti: sovrappeso, usura articolare, invecchiamento, stress fisico.

Contrariamente a quanto si pensava in passato, si è compreso che l’artrosi non è malattia tipica dell’animale anziano, in quanto non dipende dall’età anagrafica del paziente, ma da quella biologica dei tessuti.

osteoartrosi e stress ossidativo cane (1)

Questo il motivo per cui può insorgere a qualsiasi età; anzi, spesso inizia proprio in età molto giovane, anche se in questa fase può essere totalmente asintomatica.

Fattori degenerativi e radicali liberi: il ruolo dell’infiammazione nell’Osteoartrosi (OA).

La progressiva distruzione dei tessuti articolari tipica dell’osteoartrosi è provocata dall’azione combinata di fattori responsabili di processi degenerativi e infiammatori.

Quelli maggiormente coinvolti sono i radicali liberi, prodotti in eccesso e non sufficientemente contrastati dal potenziale antiossidante dell’articolazione stessa.

I radicali liberi sono molecole altamente instabili e tossiche.
In condizioni fisiologiche tale tossicità viene ridotta ed annullata grazie ad un meccanismo di difesa antiossidante endogeno.
Si instaura una situazione di bilancia ossidativa, in cui i radicali liberi vengono prodotti e ridotti, attraverso un meccanismo in cui l’ossigeno ha un ruolo fondamentale.

Quando questo equilibrio viene minato, per le più disparate cause (ambientali -come inquinamento- , traumatiche, o parafisiologiche -come invecchiamento o attività fisica-), si ha un eccesso di produzione di radicali liberi, a fronte di una riduzione delle difese antiossidanti, per cui si instaura il così detto stress ossidativo.

I radicali liberi in eccesso funzionano da vere e proprie tossine endogene, essendo in grado di:

  • alterare la permeabilità delle membrane cellulari,
  • ridurne l’approvvigionamento energetico,
  • provocare una precoce morte cellulare.

I radicali liberi, inoltre, hanno un importante ruolo di innesco dell’infiammazione e dei processi immunitari.

Ecco quindi che in un’articolazione artrosica il ruolo dello stress ossidativo-infiammatorio diventa particolarmente importante, in quanto è l’accumulo di radicali liberi a provocare, non soltanto l’attivazione della cascata infiammatoria, ma anche le modificazioni fisiopatologiche ad essa connesse.

In corso di artrosi si verificano diversi processi che favoriscono l’eccesso di radicali liberi:

  • danni diretti, traumatici o meccanici, che provocano la liberazione di radicali liberi come diretta conseguenza della rottura tra molecole;
  • stato ipossico, per variazione della pressione intrarticolare, che provoca modificazioni metaboliche dei tessuti con conseguente liberazione di radicali liberi;
  • microemorragie intrarticolari, che accompagnano spesso sia i traumi che le infiammazioni.
    L’emoglobina che si libera in tale evenienza è una potente fattore flogogeno (induttore di infiammazione) e induce la formazione di radicali liberi;
  • l’infiammazione, infine, è un altro potente fattore di produzione di radicali liberi, che vengono rilasciati  sia dalle cellule che sono in situ, che da cellule richiamate dalla stessa flogosi: in particolare, i neutrofili  polimorfonucleati insieme ai macrofagi.

Quali danni provocano i radicali liberi a livello articolare in corso di OA nel cane?

I radicali liberi all’interno dell’articolazione sono gli elementi in grado di provocare alterazioni microscopiche che poi, in breve tempo, diverrano evidenti anche macroscopicamente.

  • Degenerazione della cartilagine.
    I condrociti, cioè le cellule della cartilagine articolare, in condizioni patologiche, sono tra i maggiori produttori di radicali liberi. La conseguenza è la morte cellulare (apoptosi).
  • Degradazione della matrice extracellulare.
    La trama extracellulare (cioè la trama all’interno della quale sono contenute le cellule) è composta in buona parte da acido jaluronico e collagene.
    Come conseguenza  dell’azione dei radicali liberi, che sono in grado di rompere i legami tra le molecole, questa trama si disgrega.
  • Infiammazione reattiva della membrana sinoviale.
    I radicali liberi agiscono anche come attivatori chimici per la liberazione di sostanze pro-infiammatorie, come le citochine e diversi enzimi litici.

Le citochine sono proteine di piccole dimensioni che si legano a specifici recettori presenti sulla membrana cellulare e comunicano alla cellula un’istruzione specifica come, ad esempio, lo stimolo a crescere, oppure a differenziarsi o ancora l’ordine di morire.
Vengono prodotte da diversi tipi di cellule: una volta liberate nell’organismo, inducono specifiche reazioni nelle cellule adiacenti (effetto paracrino), in altre molto lontane (effetto endocrino) oppure in quelle che le hanno create (effetto autocrino) Fonte.

Gli enzimi litici, sono sostanze di origine cellulare che distruggono i microrganismi patogeni attraverso la rottura delle membrane cellulari (lisi); in alcuni casi possono danneggiare cellule dello stesso organismo che li produce (autolisi o autodigestione). Fonte

  • Alterazione del micro-circolo.
    A causa del danno che provocano a livello delle membrane dei vasi sanguigni, i radicali liberi sono responsabili delle modificazioni che avvengono all’interno di un processo infiammatorio, cioè la vasodilatazione, l’aumento della permeabilità capillare, con conseguente rilascio in distretti circostanti di altre cellule che, a loro volta, provocano ulteriore liberazione di radicali liberi.
  • Danni alle terminazioni nervose.
    I radicali liberi sono anche responsabili dei danni che si instaurano a livello delle guaine che ricoprono le terminazioni nervose, con gravi effetti sulla sensibilità locale. La soglia di percezione del dolore si abbassa ed il dolore diventa cronico.
  • Alterazione del rimodellamento dell’osso subcondrale.
    I radicali liberi alterano l’equilibrio tra riassorbimento e deposizione della matrice ossea a favore del primo.
  • Alterazione del micro-circolo.
    A causa del danno che provocano a livello delle membrane dei vasi sanguigni, i radicali liberi sono responsabili delle modificazioni che avvengono all’interno di un processo infiammatorio, cioè la vasodilatazione, l’aumento della permeabilità capillare, con conseguente rilascio in distretti circostanti di altre cellule che, a loro volta, provocano ulteriore liberazione di radicali liberi.
  • Danni alle terminazioni nervose.
    I radicali liberi sono anche responsabili dei danni che si instaurano a livello delle guaine che ricoprono le terminazioni nervose, con gravi effetti sulla sensibilità locale. La soglia di percezione del dolore si abbassa ed il dolore diventa cronico.
  • Alterazione del rimodellamento dell’osso subcondrale.
    I radicali liberi alterano l’equilibrio tra riassorbimento e deposizione della matrice ossea a favore del primo.

Rimodellamento osseo: come funziona?
L’osso sottostante la cartilagine articolare è sottoposto ad un continuo rimodellamento, per cui cellule di produzione (gli osteoblasti) rilasciano tessuto osseo (matrice), mentre cellule di riassorbimento (gli osteoclasti) ne riducono lo spessore in un ciclo rigenerativo perpetuo che consente all’osso di essere costituito da tessuto nuovo in modo costante (turnover).

rimodellamento osseo artrosi nel cane

Gli studi fatti in questo ambito sono particolarmente importanti, soprattutto perché hanno consentito di mettere in evidenza che non sono solo la degradazione e l’assottigliamento dello strato cartilagineo a provocare lo stato doloroso, ma soprattutto gli eventi infiammatori, che divengono cronici e che coinvolgono tutte le strutture che compongono l’articolazione in un circolo che si auto-alimenta.

E questo ha dato una vera svolta all’approccio terapeutico alla malattia, che, da solo sintomatico nel tentativo di ridurre il dolore, è diventato combinato, allo scopo di bloccare l’instaurarsi e il perpetuarsi dell’infiammazione.
Inoltre è stata finalmente data maggiore enfasi all’importanza della prevenzione.

Trattamento dell’artrosi nel cane: un approccio combinato

Il nuovo obiettivo per un corretto protocollo terapeutico contro l’osteoartrosi (OA) è volto dunque a:

  • ridurre i fattori predisponenti,
  • ridurre i fattori perpetuanti,
  • ridurre la sintomatologia dolorosa.

Molte, quindi sono le possibilità applicabili, che comprendono approcci differenti.

L’importanza della dieta nell’artrosi del cane, come prevenzione e trattamento.

Una dieta volta alla riduzione del peso, o ad un suo mantenimento a livelli corretti, può essere sia terapeutico che preventivo.

E’ stato infatti dimostrato (anche con evidenze radiografiche) che, la riduzione del carico sulle articolazioni è in grado di ridurre sia la sintomatologia dolorosa, che migliorare l’invalidità funzionale.

L’effetto preventivo svolto da una dieta correttamente formulata, soprattutto nel cucciolo, volta a prevenire il sovrappeso, ed un corretto apporto di sali e nutrienti sono fondamentali nella prevenzione di osteoartrosi che, in quella fase, non è ancora sintomatica.

Il movimento come trattamento dell’ artrosi nel cane

Nella maggior parte dei casi, il paziente artrosico ha una sintomatologia dolorosa (soprattutto in fase avanzata), che riduce notevolmente sia il desiderio di movimento che la capacità di farlo (vedi la sintomatologia dell’artrosi in questo articolo).

L’articolazione ha un range di movimento (Range of Motion: ROM) che si riduce in modo progressivo e così anche la muscolatura coinvolta nell’articolazione riduce il suo tono.

Un movimento mirato e assistito, all’interno di un programma fisioterapico, ha effetto terapeutico sia in caso di riabilitazione dopo intervento chirurgico, sia in caso di complemento ad una terapia farmacologica.

Il movimento è in grado di stimolare il metabolismo riparativo a livello di cartilagine articolare, oltre a migliorare il range di movimento articolare (ROM).

Ma il movimento, programmato e controllato, è anche un’ottima prevenzione dell’artrosi.

Effettuare dei percorsi fisioterapici a cuccioli predisposti a malattia (come cani di grossa taglia o con possibili patologie ereditarie articolari), con regolari controlli ortopedici, può ridurre notevolmente l’incidenza di osteoartrosi nel cane.

Fisioterapia

fisioterapia e artrosi nel cane 1

Idroterapia come complemento nel trattamento dell’artrosi

fisioterapia e artrosi nel cane 1

Trattamenti sistemici per l’osteoartrosi: farmaci ed integratori (nutraceutici).

Dal punto di vista farmacologico, da molti anni si sono fatti passi importanti.
Sono state scoperte nuove molecole che riescono a ridurre in modo efficace il dolore e che possono essere utilizzate anche per lunghi periodi con effetti collaterali ridotti, rispetto a quelli utilizzati in passato.

In particolare i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei)  sono in grado di ridurre il dolore, ma soprattutto di interrompere il circolo degli eventi più sopra descritti.

Questi farmaci riescono a ridurre il dolore grazie a meccanismi di inibizione (COX-1 e COX-2), però hanno inevitabili effetti collaterali, se somministrati a lungo termine, soprattutto a livello gastrico, ma non solo.

Soprattutto i così detti FANS-COX2 pare possano avere effetti lesivi direttamente sulla cartilagine.

Inoltre, a fronte di una riduzione del dolore, si potrebbe avere un effetto negativo indiretto dovuto al carico che l’articolazione potrebbe essere in grado di sostenere, in considerazione del fatto che il cane, sentendo meno dolore, appoggia sull’arto.

Con minori effetti collaterali, un ruolo fondamentale hanno assunto i così detti antiossidanti e, più in generale, quelle sostanze definite come disease-oriented.

Si tratta di prodotti a base di molecole che riescono a ridurre il carico di stress ossidativo-infiammatorio che abbiamo visto più sopra e quindi possono intervenire non soltanto sulla degenerazione della cartilagine, ma sulla guarigione di tutti i distretti articolari (membrane sinoviali, osso subcondrale, liquido sinoviale, ecc).

Vengono definiti come “farmaci di fondo“: agiscono riequilibrando il metabolismo della cartilagine attraverso un’attività antidegenerativa e antiossidante e/o antinfiammatoria.

Tra questi, hanno un ruolo importante i condroprotettori (integratori nutraceutici) come il codroitin-solfato e la glucosamina, con attività soprattutto antidegenerativa, e molecole più spiccatamente antiossidanti come alcuni acidi grassi essenziali.

omega tre contro osteoartrosi

Altri trattamenti per l’artrosi: il ruolo delle Cellule Staminali Mesenchimali (MSC) e del Plasma Ricco di Piastrine (PRP)

Tra i trattamenti conservativi cioè non chirurgici, l’infiltrazione con   Cellule Staminali Mesenchimali (MSC), associate o meno al PRP(Plasma Ricco di Piastrine ), sembra dare risultati particolarmente incoraggianti.

Nell’ambito delle terapie biologiche in campo ortopedico il PRP, è certamente uno dei più utilizzati.

L’attività biologica del PRP è ben conosciuta e si esplica soprattutto per l’attivazione dei Fattori di Crescita (Growth Factor -GF-) in essi contenuti, che innescano una serie complessa di fenomeni biochimici  in grado di attivare l’azione di numerose cellule, che vengono richiamate nel focolaio della lesione.

Tra tutte le attività dei Fattori di Crescita (GF), particolarmente significativa è la capacità di regolare i processi di formazione di nuove cellule (citogenesi), di eliminazione di quelle danneggiate (apoptosi) e di stimolare la produzione di nuovi vasi (angiogenesi).

Le Cellule Staminali Mesenchimali (MSC), una volta introdotte in articolazione, attivano una serie di meccanismi molto complessi che inducono effetti immediati, dati dalla regressione molto rapida dei sintomi dell’infiammazione con una riduzione più o meno marcata della zoppia, ed effetti a lungo termine che sono dati dalla loro capacità di rigenerazione della cartilagine articolare danneggiata.

L’infiltrazione intrarticolare di PRP e MSC, singolarmente o in associazione, pare in grado di agire in modo decisamente più efficace, rispetto ai farmaci tradizionali, nel trattamento dell’osteoartrosi (OA).

Uno studio in doppio cieco ha dimostrato che una sola infiltrazione di PRP in cani con osteoartrosi è stata in grado di migliorare nettamente la sintomatologia dolorosa e dare risultati non soltanto soggettivi (da parte del proprietario) ma oggettivi (in termini di risultati misurabili) dopo 12 settimane. [3]

Altri studi hanno paragonato i risultati ottenuti con infiltrazioni di PRP e di MSC : entrambe hanno dimostrato di essere efficaci, con risultati più duraturi con l’impiego di cellule staminali mesenchimali [4].

Gli stessi risultati sono stati riscontrati anche in studi di medicina umana.

Che risultati si possono ottenere dopo infiltrazione intrarticolare di MSC e PRP ?

Ovviamente non si può generalizzare e non tutti i casi di OA sono trattabili con questi preparati, ma dalla nostra esperienza possiamo dire che, nei casi da noi trattati, pur con caratteristiche diverse, sia per tipo di articolazione che per gravità della lesione, si è sempre riscontrata una buona remissione del dolore, con miglioramento della capacità di movimento, quindi un miglioramento della condizione di vita del cane.

Ovviamente, è necessaria una attenta e corretta valutazione della patologia in atto e delle caratteristiche dell’animale per riuscire ad ottenere i migliori risultati ed anche per non incorrere in complicanze derivate da un utilizzo sbagliato di questi prodotti biologici.

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Per maggiori informazioni:

Bibliografia:
  1. Mortellaro, C. M., & Miolo, A. (2004a). “Approccio medico combinato all’artrosi del cane”. Veterinaria 18(3), 9-19.
  2. Artrosi del cane e stress ossidativo.
  3. A randomized controlled trial of the efficacy of autologous platelet therapy for the treatment of osteoarthritis in dogs.

  4. Hip osteoarthritis in dogs: a randomized study using mesenchymal stem cells from adipose tissue and plasma rich in growth factors.

Per le immagini di fisioterapia ringraziamo la Dott.ssa Erica Giustetto.

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