Cellule staminali in veterinaria: sono davvero efficaci?
Quando si parla delle potenzialità della medicina rigenerativa si fa sempre una certa fatica a valutare la sua reale efficacia.
In questo articolo cerchiamo di sondare la bibliografia presente, al fine di trarre delle considerazioni più oggettive.
Contenuti
- 1 Cellule staminali nella medicina rigenerativa veterinaria.
- 2 Cellule staminali e Osteoartrosi: gli studi nel cane.
- 3 Efficacia della medicina rigenerativa e cellule staminali in caso di degenerazione dei dischi intervertebrali nel cane.
- 4 Dermatite atopica e cellule staminali nel cane: un modello applicabile?
- 5 Fistole perianali e cellule staminali nel cane.
- 6 Possibilità terapeutiche per l’IBD con Cellule Staminali
Cellule staminali nella medicina rigenerativa veterinaria.
Abbiamo trovato un’interessante revisione della bibliografia presente in letteratura sull’applicazione delle cellule staminali in medicina veterinaria.
Obiettivo di questo studio era di far luce sulla possibilità che modelli terapeutici per malattie insorte spontaneamente sugli animali potessero essere utilizzati anche sull’uomo.
Inoltre doveva essere di stimolo ad un dialogo sul potenziale valore che questi possono avere negli studi mutidisciplinari, con benefici sia per l’uomo che per gli animali.
Ne traiamo dunque una sintesi, al fine di valutare i risultati ottenuti nei diversi studi presenti.
La grande quantità di informazioni presenti in rete, infatti, non sempre ricalca modelli attendibili da un punto di vista, sia numerico che di autorevolezza della fonte.
Pensiamo, quindi, che possa essere utile un lavoro di questo genere, per poter valutare meglio cosa si è fatto e quanto, invece, ci sia ancora da fare.
Inoltre, potrebbe servire a valutare la reale attività biologica delle cellule staminali.
Tutto questo a vantaggio del paziente.
Al momento, infatti, la maggior parte dei proprietari di animali si rivolge alla medicina rigenerativa, come “ultima spiaggia“, dopo aver tentato tutto ciò che la medicina tradizionale offre.
Questo non può quindi dare una casistica significativa né per gli eventuali successi, ma nemmeno per i possibili insuccessi.
Bibliografia presa in considerazione.
Gli studi valutati sono tutti in lingua inglese, pubblicati attraverso la piattaforma PubMed, che abbiano risposto alla ricerca:
- cane, o canino,
- gatto, o felino,
- cellule staminali,
nel periodo dal 2008 al 2015.
I 118 risultati ottenuti sono stati ulteriormente valutati eliminando quei testi che comprendevano:
- gli studi su animali da laboratorio,
- quelli su patologie indotte,
- gli studi su patologie oncologiche,
- i casi studio.
Sono state valutate alcune patologie assimilabili a quelle dell’uomo, in particolare:
- miocardiopatia dilatativa,
- disfunzioni della valvola mitralica,
- osteoartriti,
- degenerazione dei dischi intervertebrali,
- IBD (Inflammation Bowel Disease),
- fistole di Crohn,
- meningoencefalomieliti,
- cheratocongiuntivite secca,
- dermatite atopica,
- insufficienza renale cronica.
Queste patologie hanno:
- sintomatologia, patologia, risposta terapeutica e biomarker simili a quelle dell’uomo;
- sono sufficientemente comuni da aver facilitato la possibilità di reclutamento dei pazienti;
- hanno una progressione della malattia e dati sulla sopravvivenza provai ed accertati;
- hanno standard di cura precisi, oppure non ne hanno per nulla o ancora esistono soggetti refrattari o intolleranti ai trattamenti, o ancora i trattamenti sono troppo costosi.
Gli studi valutati erano tesi a prendere in considerazione soprattutto la fattibilità del trattamento: sicurezza, via di somministrazione, dosaggio e risposta biologica.
Di seguito dunque i risultati.
Cellule staminali e Osteoartrosi: gli studi nel cane.
Malattia tra le più diffuse, l’osteoartrosi nei nostri animali da compagnia rientra nei protocolli terapeutici con cellule staminali.
Sull’osteoartrosi sono stati presi in considerazione 5 diversi studi: quattro per la displasia dell’anca e solo uno per quella del gomito.
Tutti i protocolli impiegavano singole iniezioni intrarticolari di cellule staminali derivate da tessuto adiposo (Ad-MSC).
Le cellule sono state utilizzate:
- da sole [1]
- in combinazione con infiltrazioni intrarticolari di PRP [2],
- insieme a acido jaluronico [3],
- con agenti condroprotettivi [4].
Sono stati messi a confronto i risultati ottenuti tra infiltrazione di Ad-MSC e PRP, e Ad-MSC e acido jaluronico.
Inoltre sono stati valutati i risultati ottenuti con iniezione di sole cellule staminali, contro l’utilizzo della Frazione Stromale Vascolare (SVF) [5].
Questo studio in particolare è stato interessante in quanto, al posto della normale infiltrazione intrarticolare sono stati scelti punti di agopuntura per iniettare il materiale biologico. [5]
Conclusione degli studi dell’applicazione di cellule staminali per il trattamento dell’osteoartrosi nel cane.
In tutti gli studi è stato notato un netto miglioramento del ROM (Range Of Motion), del dolore e della scala di valutazione visiva (VAS) nei cani.
Uno studio in particolare ha messo in evidenza un risultato molto migliore ottenuto con le cellule staminali, rispetto all’utilizzo del PRP, a 6 mesi dal trattamento [6].
Non si sono evidenziati effetti collaterali entro i 6 mesi e i risultati positivi ottenuti sono perdurati nei 3- 6 mesi successivi.
Il limite di questo studio è che il follow-up non è andato oltre ai 6 mesi, essendo terminata la sperimentazione.
Queste ricerche hanno dimostrato la fattibilità, la sicurezza e la reale efficacia dell’attività biologica delle cellule, iniettate per via intrarticolare, in cani con grave osteoartrosi, a quei dosaggi e concentrazioni cellulari.
La loro efficacia potrebbe essere meglio dimostrata attraverso studi a confronto con placebo, al momento non presenti.
Efficacia della medicina rigenerativa e cellule staminali in caso di degenerazione dei dischi intervertebrali nel cane.
Patologia particolarmente frequente nelle razze condrodistrofiche, la degenerazione del disco intervertebrale può presentarsi con o senza erniazione del disco.
Simile alla patologia umana, la sintomatologia può comprendere:
- dolorabilità alla schiena,
- paresi o paralisi,
- decorso subacuto.
La contusione spinale può variare in termini di gravità, localizzazione e cronicità del decorso.
Diversamente dalla comparazione precedente, gli studi su questi protocolli [7,8,9,10,11,12,13,14], sono stati differenti, sia per le caratteristiche del paziente, origine cellulare, via di somministrazione e obiettivi terapeutici.
Tutti gli studi riguardavano cani con assenza della sensibilità profonda e cronicità della lesione, per la durata variabile dai 60 giorni ai 6 mesi.
In uno di questi studi, a quattro cani refrattari al trattamento chirurgico e con forma degenerativa cronica (da più di 60 giorni), è stata effettuata una seconda laminectomia e contestualmente infiltrato in 6 loci differenti della lesione, cellule staminali da midollo osseo (BM-MSC).
Sono state poi fatte delle valutazioni neurologiche nei 18 mesi successivi e Risonanza Magnetica nei 12 mesi. Un trattamento con DMSO è stato effettuato subito prima del trattamento.
In questo caso specifico, nonostante la risonanza non manifestasse alcun cambiamento, l’atassia, la dolorabilità e i riflessi mostravano un miglioramento.[14]
In un altro studio [8] su 6 cani con degenerazione cronica dei dischi, dopo 30 giorni dal trattamento con laminectomia decompressiva senza esito, sono state iniettate per via transcutanea a livello della lesione, cellule allogeniche fetali (BM-MSC).
Anche in questo caso non c’è stato il controllo con placebo, né modificazioni nella risonanza (MRI), ma la valutazione in cieco ha portato a concludere che, dopo 90 giorni dal trattamento con le cellule, si è potuto evidenziare un lieve miglioramento di questi parametri:
- supporto della massa corporeo,
- piccola passi incoordinati,
- ritorno del tono della coda,
- riflessi profondi,
- defecazione,
- tono muscolare.
Le conclusioni di questi studi, comunque, non possono dire se i trattamenti sono stati maggiormente efficaci rispetto a protocolli tradizionali e necessitano di ulteriori valutazioni, nonostante siano stati valutati come fattibili e sicuri.
Granger et al [7] hanno invece effettuato uno studio in doppio cieco random su cani con degenerazione cronica ma che non avevano subito trattamento chirurgico decompressivo.
Lo studio comprendeva il trattamento su 36 cani a cui venivano somministrati o cellule olfattive autologhe arricchite (su 25 cani), oppure il solo medium di coltura(11 cani).
Questo studio è il primo ad aver mostrato una efficacia oggettiva del trattamento terapeutico con OEC (Cellule Olfattive) in caso di lesione spinale.
Come nei casi di utilizzo di cellule staminali da midollo (BM-MSC [8]) e di cellule neurologicamente indotte (NLBM-MSC [10]), questo studio mostra come l’infiltrazione per via percutanea sia una via percorribile nel trattamento non chirurgico di queste patologie.
Rimane il problema della preparazione e del prelievo delle cellule olfattive.
Uno studio recente [9] a messo a confronto il miglioramento clinico in casi acuti di degenerazione del disco intervertebrale.
Paraplegia acuta del treno posteriore e assenza della dolorabilità profonda.
A 9 pazienti è stata somministrata una singola iniezione intraspinale di cellule staminali adipose (Ad-MSC) mentre per 25 è stata scelta la via chirurgica decompressiva.
Il 55.6% dei cani trattati con staminali, contro solo il 16%, ha mostrato un netto miglioramento a 6 mesi dal trattamento.
Nonostante, per numero di cani trattati e per il metodo random utilizzato, questo studio possa essere considerato probante, molte sono le incognite che, comunque si porta dietro:
- utilizzo di diversi e ulteriori trattamenti sui pazienti (laser, agopuntura ecc),
- assenza di valutazione in cieco,
- non chiara competenza dei valutatori.
Conclusioni sull’applicazione delle cellule staminali in caso di degenerazione dei dischi intervertebrali.
Questi studi garantiscono la necessità di approfondire un modello che, basato sull’evidenza, nel cane potrebbe diventare utile anche per l’uomo, considerando che si sono dimostrati fattibili e sicuri.