Dott. Pierangelo Cattaneo
artrosinovite bovina da latte trattata con prp SOCIAL

Terapie rigenerative nel bovino: un caso clinico di successo

In questo articolo riportiamo il caso di una bovina da latte di 4 anni e 3 mesi, affetta da artrosinovite del garretto sinistro.
I diversi trattamenti, sia con farmaci antinfiammatori che con antibiotici, si sono susseguiti ma senza risultato alcuno.
L’impiego di PRP (Plateleth Rich Plasma) per via intrarticolare, invece, ha dato esito positivo con ottimo risultato clinico-funzionale.

Terapie rigenerative in campo bovino.

In ambito veterinario il PRP è ampiamente utilizzato, soprattutto nel cane e nel cavallo.

Poche, invece, sono le segnalazioni di utilizzo nelle artropatie degenerative del bovino.

Questo può essere un notevole limite dell’allevamento bovino, perché le zoppie hanno un forte impatto economico per l’azienda e può essere molto utile disporre di un trattamento efficace nelle patologia articolari.

Infatti, il dolore articolare cronico è fonte di enorme stress per il bovino e questo è il fattore che innesca una serie di alterazioni biologiche, che vanno dal rallentamento nei processi di guarigione, a disfunzioni cardiovascolari e respiratorie, ridotta capacità di alimentarsi e di conseguenza delle performance produttive e riproduttive.”
(Whay H.R., 2009)

E ancora.

Numerosi studi internazionali hanno stimato e quantificato le perdite economiche dipendenti da zoppia. Infatti, si può valutare che ogni zoppia conclamata costi da 250 a 330 €, tenendo conto anche della minor produzione (mediamente del 10% in meno della produzione annua), l’impatto sulla fertilità (aumento degli open-day), i costi del trattamento, l’aumento della quota di riforma (10-15%) e l’aumento della manodopera.
(Cook, Università del Wisconsin-Medison)

Per tutti questi motivi riteniamo che possa essere utile a tutti i colleghi che lavorano in questo settore conoscere questo caso.

PRP nel bovino: un’artrosinovite di difficile guarigione.

garretto bovina da latte trattata con prp

Presentazione del caso clinico.

Una bovina di particolare valore genetico di 4 anni e tre mesi  era arrivata in allevamento da poco più di un mese. Veniva trattata con particolare riguardo e, nello specifico, si era attenti a:

  • porre pochi soggetti nel suo box,
  • lasciarle ampi spazi vitali,
  • avere un controllo particolare nell’alimentazione, ecc.

La bovina presentava notevole difficoltà di deambulazione, senza apparente giustificazione data da incidenti o scivolamenti. Inoltre era gravida da 4 mesi.

Alla visita clinica presentava:

  • un peso stimato di circa 680 kg ,
  • un BCS (Body Condition Score) di 3,25 ,
  • assenza di ipertermia,
  • attività ruminale perfettamente conservata,
  • attività cardio-respiratoria nella norma.

La deambulazione della nostra bovina era particolarmente difficoltosa e in particolare si osserva:

  • arto posteriore sinistro in parziale flessione a livello del garretto,
  • locomotion score 5.

All’esame obiettivo particolare (EOP) la regione del garretto si presentava con evidente tumefazione a carico di tutta l’articolazione.

Era molto dolente e assolutamente recalcitrante ad ogni manipolazione.

In particolare, si evidenziava uno sfiancamento della sinoviale tibio-astragalica in sede cranio-mediale e caudo-mediale, ascrivibile alla sinoviale della estremità distale della tibia e alla sinoviale del tendine flessore profondo delle falangi.

La diagnosi faceva sospettare una artrite con possibile componente settica

Primo intervento terapeutico.

Il primo trattamento si effettuava con:

  • ketoprofene 3mg/kg
  • amoxicillina 15mg/kg ,

entrambi per via parenterale per 3 giorni.

Secondo intervento terapeutico e approfondimento diagnostico.

Locomotion Score: cos’è?
Il “locomotion score” è basato sull’osservazione di bovini in stazione e durante la locomozione, con particolare attenzione alla postura della schiena.
Risulta efficace per la rilevazione precoce di lesioni ai piedi, monitorando la prevalenza della zoppia e paragonando l’incidenza e la gravità della zoppia nella mandria, identificando quindi i soggetti che necessitano di pareggio funzionale. L’osservazione deve essere effettuata su una superficie piatta e che garantisca una buona locomozione per i bovini
Locomotion score 1  = normale. Stazione e movimento normali. Tutti gli arti sono appoggiati con decisione.
Locomotion score 2 =  zoppia leggera. In stazione la schiena è rettilinea, mentre è arcuata durante il movimento.
Locomotion score 3 = zoppia moderata. Sia in stazione che in movimento la schiena è inarcata. Passi corti
Locomotion score 4 = zoppia evidente. Sia in stazione che in movimento la schiena è inarcata. Uno o più arti, pur continuando a reggere in parte il peso, sono utilizzati con cautela.
Locomotion score 5  = zoppia grave. Sia in stazione che in movimento la schiena è inarcata. Il soggetto può rifiutarsi di muoversi oppure cammina con notevole difficoltà. Un arto può essere sottratto totalmente all’appoggio. Fonte

Body Condition Score: cos’è? (BCS)
Il Body Condition Score è un metodo di osservazione visiva e tattile che dà la possibilità di valutare la condizione corporea di un animale, basandosi su una scala da 1 a 5.  Può essere considerato un utile strumento d’analisi della gestione aziendale, in grado di fornire delle indicazioni di massima sulle razioni impiegate e sul “management” riproduttivo della stalla. Il BCS ideale cambia a seconda della fase di lattazione in cui si trova la bovina.
Viene determinato tramite apprezzamento visivo e tattile di alcune zone ben precise della bovina, individuabili sostanzialmente a livello della natica, della base della coda e della zona lombare.
BCS 1= emaciato; BCS 2= magro; BCS 3= in forma; BCS 4= grasso; BCS 5= obeso

In assenza di un miglioramento del quadro sintomatologico si è proceduto ad artrocentesi per:

  • prelievo di liquido sinoviale,
  • invio all’Istituto Zooprofilattico (IZP),
  • verifica della presenza di un’eventuale componente settica
  • ottenere il relativo antibiogramma,
  • esecuzione di esame citologico.

Contestualmente si eseguiva una radiografia per verificare la presenza o meno di lesioni scheletriche di origine traumatica.

La radiografia è stata eseguita con un apparecchio ORANGE 1040 HF, sistema digitale con software Metron, l’ esposizione è stata di 74 Kw , 2,5 mA.

Quest’ultima indagine confermava assenza di fratture del garretto, ma evidenziava un’imponente quadro artrosico.

Nell’attesa dei risultati del laboratorio sul liquido sinoviale, veniva modificata la terapia antibiotica, sospettando una resistenza batterica al trattamento sino ad allora eseguito.

La nuova terapia consisteva in :

  • flunixin meglumine 2,2 mg/kg ripetuto dopo 12 ore
  • tylosina 1000 mg/kg ogni 24 ore

entrambi per 4 giorni, sempre per via parenterale .

Lo stato clinico della bovina peggiorava sensibilmente.

L’agalassia completa ha portato alla decisione di anticipare la messa in asciutta e, nonostante il ricovero in box con lettiera permanente, la bovina trascorreva 2/3 del tempo in decubito costale.

Risultati esame citologico:

  • Caratteristiche del liquido sinoviale aspirato e composizione cellulare: Colore Giallo sieroso con filamenti di fibrina
  • Torbidità:  Aumentata
  • Viscosità: Diminuita
  • Eritrociti: Pochi presenti
  • Monociti: Presenti non vacuolizzati, lieve grado di fagocitosi
  • Neutrofili: Presenti, 70% non degenerati
  • Basofili: Assenti
  • Eosinofili: Assenti
  • Batteri e micoplasmi: Assenti.

Si decideva, inoltre, di intraprendere una terapia locale:

  • iniezione nella vena safena laterale (previo laccio emostatico applicato prossimalmente e lasciato in sito per 15 minuti) di una soluzione contenente ceftiofur 1mg/kglidocaina al 2% 10 ml
  • lavaggi intrarticolari con fisiologica addizionata a prednisolone 0,1 mg/kg e cefiofur 0,5mg/kg .

Dopo una settimana senza esito, lo stato clinico della bovina presentava una progressiva atrofia dei muscoli della coscia semitendinoso, semimembranoso e bicipite femorale.

Per fare assumere alla bovina la stazione eretta era necessario sollecitarla.

La postura era mantenuta in maniera autonoma, ma la deambulazione avveniva sempre con estrema difficoltà, con appoggio tripodale e per poche decine di minuti al giorno.

Il trattamento con PRP nella bovina.

Visto l’insuccesso della terapia convenzionale basata sulla somministrazione di antibiotici ed anti-infiammatori ed il quadro analitico emerso dall’esame citologico e batteriologico, si è deciso di attuare una trattamento endoarticolare con PRP (Plasma Ricco di Piastrine).

Cos’è il PRP  e come funziona?

Il PRP è un preparato autologo, derivato dalla centrifugazione del sangue venoso del paziente, caratterizzato da una elevata concentrazione di piastrine.

L’efficacia terapeutica deriva dal fatto che elevate concentrazioni di piastrine, attivate nella sede di lesione, liberano fattori di crescita, citochine ed altre molecole bioattive in grado di stimolare la riparazione di tessuti danneggiati.

Seppure la letteratura scientifica riporti diversi lavori relativi all’utilizzo del PRP in artropatie dell’uomo, del cavallo e del cane, nella specie bovina non sono invece riportate applicazioni su casi clinici.

Preparazione del PRP.

  • effettuato prelievo di sangue venoso di circa 500 ml,
  • raccolto in sacche contenenti ACD come anticoagulante (Terumo Bag CPDA1),
  • centrifugato a 250xG per 20 minuti, per ottenere la separazione tra la frazione plasmatica (contenente piastrine) e la restante componente cellulare (eritrociti e globuli bianchi).
  • Il plasma contenente le piastrine viene centrifugato a 1000xG per 20 minuti, ottenendo un pellet piastrinico che viene infine risospeso in circa 50 ml di siero, ottenendo un PRP con una concentrazione piastrinica di circa 1×109 cellule/ml.

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Somministrazione endoarticolare del PRP nella bovina

IL PRP è stato somministrato per via endoarticolare, mediante ago da 18G, suddividendo il quantitativo in due punti:

  • tra la prima e la seconda fila delle ossa tarsali, accedendo dalla faccia mediale,
  • nella faccia antero-laterale del tarso sempre tra la prima e la seconda fila delle ossa tarsali.

Per ogni punto di inoculo sono stati iniettati 5 ml di PRP.

Tale procedura è stata attuata previa tricotomia e accurata disinfezione della parte ed è stata ripetuta per 4 volte, con cadenza settimanale.

In tutte le fasi della procedura è stata posta particolare cura al rispetto dell’asepsi, sia nella fase del prelievo, che in quella della preparazione e della somministrazione endoarticolare.

Trattamento con PRP in una Bovina con artrosinovite: i risultati

Lo stato clinico della bovina, già dopo la 2° somministrazione, si presentava in leggero miglioramento per quanto riguardava il tempo di permanenza in stazione, pur permanendo un leggero dolore alla pressione manuale.

Dopo la 3° somministrazione si notava un miglioramento evidente, con miglior appoggio dell’arto sia in stazione che in fase deambulatoria; ciò permetteva un aumento delle ore trascorse in alimentazione e migliorava sensibilmente anche la tonicità dei muscoli semitendinoso, semimembranoso e bicipite femorale.

Il dolore dell’area interessata era assente.

Dopo circa 50 giorni dall’inizio della somministrazione del PRP, la situazione infiammatoria era decisamente migliorata, non si osservava nessuna difficoltà deambulatoria, né dolore della parte.

Permaneva tuttavia nella faccia mediale uno sfiancamento della capsula articolare ed alla radiografia di controllo si evidenziava un rimaneggiamento osseo, probabilmente da attribuire all’attività osteoblastica seguita ad un  ipotetico trauma originale.

Il decorso è avvenuto manifestando un miglioramento continuo, sia per quanto riguardava lo stato di forma generale che per le condizioni locali della parte interessata, nonostante il progredire della gravidanza che appesantiva la bovina, .

La bovina ha partorito per via naturale un vitello vivo e vitale e nei primi 90 giorni di lattazione ha prodotto 47,17 q.li di latte a destinazione produzione di parmigiano-reggiano.

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Conclusioni.

In medicina veterinaria, tra le terapie rigenerative, il PRP e altri concentrati piastrinici hanno trovato grande diffusione nell’ultimo decennio nella clinica del cavallo e del cane, supportati da una letteratura scientifica sempre più consistente.

Nelle patologie articolari, in particolare nelle artrosinoviti, il PRP sembra essere utile.

Pur non essendoci conclusioni univoche sulle modalità di preparazione, né sui protocolli applicativi, la letteratura evidenzia effetti anti-infiammatori, anti-dolorifici, anti-batterici e pro-rigenerativi del PRP sui tessuti lesi.

Seppure relativo ad un solo caso clinico, il decorso positivo del caso descritto indica che l’applicazione terapeutica del PRP potrebbe avere un interesse anche nel campo della buiatria.

Bibliografia

Autori:
Cattaneo P.*#, Mazzi E.*, Paleologou E.*, Conti V.§, Grolli S.§, Ramoni R.§, Mortellaro C.M. °(*) Libero Professionista(§) Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università degli Studi di Parma(°) Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Università degli Studi di Milano(#)

  1. Lana JF, Weglein A, Sampson SE, Vicente EF, Huber SC, Souza CV, Ambach MA, Vincent H, Urban-Paffaro A, Onodera CM, Annichino-Bizzacchi JM, Santana MH, Belangero WDRandomized controlled trial comparing hyaluronic acid, platelet-rich plasma and the combination of both in the treatment of mildand moderate osteoarthritis of the knee.J Stem Cells Regen Med. 2016;12(2):69-78. 2016.
  2. Tyrnenopoulou P, Diakakis N, Karayannopoulou M, Savvas I, Koliakos G.Evaluation of intra-articular injection of autologous platelet lysate (PL) in horses with osteoarthritis of the distal interphalangeal joint.Vet Q. 2016; 36(2):56-62. doi: 10.1080/01652176.2016.1141257.
  3. Cook JL, Smith PA, Bozynski CC, Kuroki K, Cook CR, Stoker AM, Pfeiffer FM Multiple injections of leukoreduced platelet rich plasma reduce pain and functional impairment in a canine model of ACL and meniscal deficiency..J Orthop Res. 2016 Apr;34(4):607-15. doi: 10.1002/jor.23054. Epub 2015 Oct 2

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